sabato 23 gennaio 2016

Amicizia e bullismo



















Luca lancia la palla verso il suo amico che si trova dall'altra parte del cortile, ma sbaglia la mira e la palla colpisce un terzo bambino, Andrea. Luca non intendeva colpire Andrea: semplicemente non è stato molto preciso nel lancio. Ma Andrea, che non è molto amato dagli altri compagni di classe, lo interpreta come un ennesimo atto di ostilità nei suoi confronti e si avventa con aggressività su Luca. A quel punto gli altri bambini, infuriati per quella che sembra un'aggressione fuori luogo, accorre ad aiutare Luca e si mettono a picchiare Andrea.

Perché è così difficile proteggere i nostri bambini dalle prepotenze e le vessazioni dei compagni? Spesso questi comportamenti avvengono in ambienti non direttamente controllati dagli insegnanti (sullo scuolabus, in un angolo del cortile, al campo sportivo, in mensa) e i bimbi che li subiscono sono solitamente restii a parlarne.
Per alcuni bambini, il mondo degli amici può essere un mondo di tradimenti, gelosie e crudeltà.

Nel romanzo di Margaret Atwood "Occhio di gatto", queste crudeltà sono descritte in modo particolarmente vivido. Elaine, una bambina di otto anni, che fino a quel momento non aveva avuto l'opportunità di fare amicizia con altri bambini, entra a far parte di un piccolo gruppo di amiche e scopre, con sua sorpresa, che tutto ciò che fanno è sedersi insieme, sfogliare riviste, parlare degli attori preferiti e aiutarsi l'un l'altra nel vestirsi e farsi belle. Attraverso queste lezioni di conformismo femminile, il gruppo di amiche sviluppa legami profondi. A poco a poco però, questo gruppo molto unito diventa il contesto per prese in giro e punizioni per coloro che non si conformano alle regole. Elaine diventa vittima di prepotenze all'interno di un gruppo di amiche da cui non riesce a uscire.

Prepotenze e prese in giro sono legate all'amicizia e all'intimità, a quanto pare in modo inestricabile.
Spesso è, anzi, l'intensità stessa dell'amicizia ad amplificare l'impatto dell'esclusione; diventano sempre più importanti l'approvazione del gruppo e ciò che gli altri pensano di noi. 
L'esperienza di essere impopolari o antipatici ai compagni ha un'influenza particolarmente forte sul bambino e può infliggere una sofferenza che dura nel tempo. Graham Greene, nella sua autobiografia, racconta come gli anni di umiliazione vissuti a scuola si siano fatti sentire molto a lungo e quando gli capitò di incontrare, trent'anni dopo la scuola, uno dei suoi compagni "carnefici", pensò: "Forse mai avrei scritto un libro senza Watson e Carter. Chissà che quegli anni di umiliazioni avessero fatto crescere in me il desiderio eccessivo di dimostrare che ero bravo in qualcosa, per quanto lungo potesse essere lo sforzo necessario".

Quale impatto possono avere l'impopolarità o l'essere antipatici al gruppo dei pari nella società di Facebook? Spesso gli effetti del virtuale hanno un peso dolorosamente reale, spietatamente amplificato. Attacchi e vessazioni non sono più solo in un angolo di cortile, in mensa o al campo sportivo, ma ovunque, e quel che è peggio, sotto gli occhi di tutti.

Vittime di bullismo sono spesso bimbi particolarmente aggressivi e irruenti o bimbi molto timidi e solitari. Sentirsi continuamente rifiutato porta un bambino a interpretare sempre più spesso il comportamento degli altri come ostile e questo non fa che renderlo più aggressivo e di conseguenza più emarginato: un bimbo sgarbato e irruento che venga continuamente escluso non avrà l'opportunità di sviluppare capacità di condivisione e empatia con gli altri bambini. Allo stesso modo un bimbo timido per indole, se deriso ed escluso, non farà altro che evitare il contatto e isolarsi. E' molto importante evitare che si instauri questo processo di rifiuto - vittimizzazione - autoesclusione.
Sicuramente l'amicizia può attenuare gli effetti del bullismo sul bambino: molti studi hanno dimostrato che i bimbi legati da un'amicizia di carattere prevalentemente "protettivo" ("Lui starebbe al mio fianco se un altro bambino mi desse fastidio") erano meno a rischio di essere oggetto di prepotenze rispetto ai bimbi con amicizie ansiose o timorose, più inclini alla vittimizzazione.

In ogni caso intervenire contro il bullismo è possibile solo creando una rete tra scuola e famiglia, che permetta di avere un quadro generale della situazione e impedisca l'instaurarsi di ruoli definiti (vittima-carnefice) che col tempo diventano difficili da sradicare.

lunedì 26 ottobre 2015

Investire in un nuovo amore: la paura di perdere se stessi


"Lo guardai. I suoi occhi brillavano come sempre della loro avida luce;in quel momento sentii di voler bene a Martin e di voler bene anche al vessillo dietro il quale marciava dall'inizio della sua vita: il vessillo dell'eterna caccia alle donne. Col passare degli anni, in quella caccia alle donne, queste diventavano sempre meno importanti, rispetto alla caccia in quanto tale. Ed ecco... al di sopra di questa realtà, al livello di un'innocente e commovente illusione, continua la giovinezza di Martin, irrequieta, allegra e vagabonda, una giovinezza trasformata in un semplice gioco che ormai non riesce più a superare le linee entro il quale si svolge". 
(Amori ridicoli - M. Kundera)

Paura di crescere, angoscia di fallimento e fragilità. Spesso sono questi i sentimenti che animano il moto perpetuo di colui che teme le responsabilità dell'amare una persona sola. Coltivare più rapporti superficiali può certamente gratificare nell'immediato, accrescere l'autostima e tenerci lontani dal "pericolo" di vivere con intensità. Guardare dentro l'altro con intensità significa innanzitutto guardare dentro di noi, misurare paure e desideri, correre il rischio che essi non coincidano con quelli di chi abbiamo di fronte e mettere in conto una possibile retromarcia. Che sarebbe vissuta come un fallimento. E il fallimento infragilisce, e molte volte infragilisce così tanto da renderci degli esseri di vetro, incapaci di sopportare attriti e continuamente in bilico tra le scosse della vita, spesso troppo trasparenti di fronte a chi ci conosce bene, a chi cerca per noi, a volte goffamente, una parola di conforto. Noi, esseri di vetro figli del fallimento, diventiamo così pericolosamente a rischio di esplosione a un tocco meno leggero, pronti a gettar fuori con violenza frammenti taglienti di rabbia.
Quando parliamo di amare un solo "altro" e dedicarsi a lui con attenzione e trasporto, troppo spesso confondiamo il coinvolgimento con il concetto generale di impegno, che porta con sè un'idea di sacrificio, di perdita di una parte di noi in nome di un adattamento che odora di compromesso, quasi come fossimo un liquido che si adatta, placido, al suo contenitore. Donarsi può a volte significare perdere il controllo, per un tempo variabile, ma quasi mai perdere se stessi.
Eppure a volte, la paura di perdere noi stessi, la nostra indipendenza, ci spinge a coltivare quella libertà che tanto amano i fanciulli, la magia del correre nel vento senza preoccuparsi di dove finirà la collina, cercando di afferrare l'aria tra le mani, consci del fatto che non sarà possibile trattenerla, e che non l'avremo deciso noi.

lunedì 19 ottobre 2015

Troppa libertà rende davvero felici?





"Quando tutto è possibile non si ottiene la libertà. Si ottiene la paralisi. Se rompete la sfera in modo che tutto diventi possibile diminuite la soddisfazione, accentuate la paralisi, e riducete il benessere. Tutti hanno bisogno di una sfera. Questa è certamente troppo stretta, forse persino per il pesce e sicuramente per noi. Ma l'assenza di qualche simbolica sfera è una ricetta per l'infelicità e, temo, per la rovina". B.Schwartz